Descrivendo la mia pancia ho a lungo inseguito la retorica del “ne vado fiera perché mi ha portato i miei figli”.
La verità è che l’estate scorsa sono ricorsa ai costumi interi perché mostrare il mio addome in pubblico mi faceva provare disagio e vergogna.
Ma soprattutto: il mio medico di base, quando mi ha vista, ha avuto il sospetto giusto e mi ha spedita a fare una visita chirurgica.
Il chirurgo mi ha spiegato che avevo un’ernia ombelicale grossa, associata a una diastasi dei muscoli retti addominali.
Il gonfiore che mi esponeva all’imbarazzo di rispondere a domande indiscrete tipo “sei di nuovo incinta?” non era normale.
La stanchezza addominale che mi impediva di fare il minimo sforzo non era normale.
Le protrusioni e gli infossamenti che facevano sembrare la mia pancia un terreno appena dissodato non erano normali.
Per quanto l’origine possa essere nobile, non c’è nulla di cui andare fieri nell'accettazione remissiva di una patologia.
E quindi mi sono decisa e mi sono sottoposta ad un intervento chirurgico per rimuovere l’ernia (la diastasi per ora è rimandata), ma soprattutto per regalarmi un futuro migliore, in cui sentirmi libera di prendere in braccio i miei bambini e strapazzarli di coccole senza la paura di peggiorare le mie condizioni fisiche, in cui ricominciare a prendermi cura di me e fare sport, in cui poter tornare ad essere padrona della mia vita senza condizionamenti e senza paure.
Non fate come ho fatto erroneamente io, abbiate cura del vostro corpo.
La vita è una e, se non possiamo avere un corpo da sogno, facciamo almeno in modo di avere un corpo all’altezza dei nostri sogni.
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