I miei amici storici sanno che c’è stata una lunga fase della mia vita in cui non sono mai uscita senza orecchini, in cui era per me più probabile scordarmi di mettermi le mutande piuttosto che i miei pendenti ingombranti e appariscenti, in cui vestirmi coloratissima e in pendant da capo a piedi era un must irrinunciabile.
Nei giorni scorsi
ho fatto un po’ di pulizia nel mio armadio e ho contato più di centodieci paia di orecchini inutilizzati da anni.
Non a cuor leggero, ne ho buttati via almeno due terzi.
Non c’è più spazio per la mia collezione nella mia casa, ma soprattutto non c’è più spazio tra le mie priorità ed i miei pensieri.
Era bella la leggerezza mentale con cui indossavo la pesantezza assurda di certi orecchini che mi hanno quasi reciso i lobi, ma quella Beatrice non esiste più da tempo.
Ho alleggerito le orecchie per appesantire la mente.
Mi piacciono ancora gli orecchini, tantissimo.
Continuo ad indossarli, ma lo faccio distrattamente e scegliendo sempre tra la solita minima e mai più rinnovata selezione.
Giusto o sbagliato che sia, quella fase della mia vita, insieme alla sua spensieratezza e frivolezza, si è interrotta.
Non è detto che sia morta per sempre, ma è sicuramente molto lontana dall’infinita lista di responsabilità che popolano e caricano la mia mente di madre, moglie e professionista.
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