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Si chiama depressione post partum

 

Non è una colpa. Non è una vergogna. 
Stigmatizzarla non la manda via. Trattarla come un tabù non la risolve.
Ha un nome ben preciso e si chiama depressione post partum. 

Così come dell’aborto, non se ne parla. Nel corso preparto è uno scenario incontemplabile o minimizzato, in società è un argomento disdicevole. 
Eppure, come per qualsiasi problema, è ammettendone l’esistenza, accettandola e parlandone che possiamo sperare di trovare la strada per uscirne. 

Io l’ho a lungo sottovalutata, pensando ingenuamente di riuscire a liberarmene da sola.
L’ho lasciata lì indisturbata e, come un cancro non curato, si è gradualmente diffusa, si è cronicizzata ed è andata in metastasi. 
Si è impossessata dei miei sogni, delle mie energie, della mia stabilità emotiva, della mia autostima già fragile, dei miei pensieri felici, della mia gioia di vivere.

La depressione post partum si verifica nel 10-15% delle donne, ma solo una su quattro riceve cure adeguate.
La diagnosi e il trattamento precoci della depressione postpartum migliorano gli esiti per le donne e il loro bambino, eppure non se ne parla.

Metteteci a disposizione le informazioni, conoscenze e soluzioni pratiche degli esperti per affrontare il post partum.
Prestate maggiore attenzione alla nostra emotività, cercate di intercettare ogni segnale. 
Non diteci che è normale se ci vedete perse, confuse e sopraffatte, ma aiutateci a chiedere aiuto.
E, soprattutto, ricordatevi: la nostra salute e i nostri desideri non devono passare in secondo piano rispetto a quelli del bambino. 
La donna deve poter ricevere un sostegno, senza per questo sentirsi debole.

Beatrice. Doppia vita. Manager stimata e irreprensibile nella prima, madre di tre figli esaurita e inadeguata nella seconda. Questo blog cerca di mettere d’accordo le due anime portando alla luce storie di amore e disagio, comuni a migliaia di altre donne che ogni giorno cercano di sopravvivere tra casa, figli e lavoro senza perdere il lume della ragione.

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