Sono poche le cose di cui sento di poter essere davvero orgogliosa. L’essere donatrice di sangue è decisamente una di queste.
Ricordo perfettamente l’emozione con cui, la mattina in cui ho compiuto 18 anni, mi sono precipitata a fare le analisi del sangue per ottenere l’idoneità. Ho ben impresso nella mente l’orgoglio con cui mi sono fatta mettere il primo timbro sul mio tesserino di donatrice.
E quella stessa emozione e quello stesso orgoglio ieri mattina li ho rivisti negli occhi lucidi di un signore che, dopo 50 anni di sacche riempite di sangue e amore per il prossimo, ha raggiunto l’età massima per donare e ha salutato commosso i medici e le infermiere dicendo che è stato per lui un onore vivere questo percorso.
Lo ha definito “percorso”.
Sì perché sono i singoli ciottoli a comporre un selciato e lui, a suon di quattro donazioni all’anno per cinquant’anni, di ciottoli ne ha piazzati parecchi.
Un lunghissimo percorso di vita, speranza, amore.
Se ne è andato quasi in lacrime e mi ha lasciata così, con l’ago nella vena, un nodo in gola e il cuore tronfio.
Non importa quanti figli io abbia o quanto essi siano piccoli e ingestibili, quanto impegnativo sia il mio lavoro, quanto complessa sia la mia attuale vita. È bastato un piccolo gesto di solidarietà per sentirmi, almeno per qualche ora, meno sbagliata e inadeguata. A volte basta un piccolissimo gesto di amore per il prossimo per ritrovare un po’ dell’umanità di cui abbiamo tanto bisogno.
Commenti
Posta un commento