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Il carico mentale delle mamme


Oggi vorrei parlarvi del carico mentale delle mamme, ma mi è appena suonato il timer di fine lavatrice e devo caricare l’asciugatrice. 

Ho ripreso il mio diario in mano e mi sono ricordata di scrivere al pediatra per il certificato di rientro a scuola di Valerio. 

Già che ci sono, preparo pure i documenti che mi hanno chiesto a scuola di Adele, altrimenti domattina nella fretta rischio di scordarmeli. 

Eccomi. Dicevo, il carico mentale. 

Mi appunto giusto che domani devo telefonare al CUP per prenotare una visita medica per Flavio.

Però, ora che ci penso, non ho ancora pagato la mensa di Adele questo mese, ricontrollo un attimo il saldo sul sito. 

Questa penna non scrive bene e devo comprarne una nuova, la aggiungo alla lista della spesa insieme al latte per i bambini che è finito stamattina. 

A proposito, Adele ha detto che vuole provare a cambiare colazione, quasi quasi compro gli ingredienti per cucinarle i pan cakes integrali. 

Ma cosa sono quei calzini sporchi per terra? Valerio deve esserseli tolti e poi sono rimasti lì. Li butto nella cesta dei panni sporchi e torno. 

Vabbè, visto che sono di nuovo in piedi, preparo anche i vestiti dei bambini per domattina così ottimizziamo. 


Il carico mentale è un lavoro invisibile estenuante. 

È un lavoro h24 che non ti fa fare pausa, che non ti fa dormire serena, che ti logora dentro e non ti dà tregua.


Il carico mentale è frutto di un sistema patriarcale che vuole che siamo noi donne e mamme a farci carico di tutto.

No, non è multitasking femminile e no, non è vero che “bastava chiedere”. 


Il carico mentale è, a volte e in parte, colpa nostra. Anche quando abbiamo la fortuna, come nel mio caso, di avere mariti e padri che non ci “aiutano”, ma condividono la loro quota di responsabilità e partecipano attivamente alla gestione operativa della famiglia, spesso siamo noi a voler accentrare su di noi la gestione organizzativa di tutta la baracca. Perché si è sempre fatto così, perché “io lo faccio meglio”, perché “faccio prima a farlo che a spiegarlo”. Perché ci siamo autoelette manager della casa.


Abbiamo la possibilità ed il dovere di essere artefici del nostro destino e di contribuire all’evoluzione sociale e civile del nostro paese. 

Dobbiamo imparare a delegare, dobbiamo parlare e confrontarci di più con i nostri partner, dobbiamo trovare il tempo anche per noi stesse. 


Il cambiamento parte anche da noi. Contribuiamo alla costruzione della parità di genere quando scegliamo al nostro fianco le persone giuste e quando cresciamo figli consapevoli ed empatici, con l’obiettivo di combattere una battaglia che non è solo la nostra, ma che è anche e soprattutto una battaglia di civiltà e futuro.

Beatrice. Doppia vita. Manager stimata e irreprensibile nella prima, madre di tre figli esaurita e inadeguata nella seconda. Questo blog cerca di mettere d’accordo le due anime portando alla luce storie di amore e disagio, comuni a migliaia di altre donne che ogni giorno cercano di sopravvivere tra casa, figli e lavoro senza perdere il lume della ragione.

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