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Mamma onesta

“Esaurita” è l’aggettivo che ha accompagnato il mio nome per oltre un anno. “Beatrice - Mamma esaurita“ è stato infatti il sottotitolo del mio profilo.


L’ho scelto - e probabilmente, col senno di poi, è stata una scelta di dubbio gusto - per ironizzare su qualcosa che temevo, ma che sentivo molto vicino alla mia realtà. Volevo essere percepita come autoironica e simpatica, per distaccarmi dai moltissimi profili di mamme che sui social millantano la perfezione.

L’ho scelto per esorcizzarlo, ma si è trasformato in una profezia che si auto avvera. 

Così facendo però, ho inconsapevolmente deriso chi soffre davvero di un problema serio come l’esaurimento nervoso e ho mio malgrado alimentato il cliché della mamma che si lamenta perché è esaurita. 


Per questo motivo, ho scelto di sostituire “esaurita“ con “imperfetta“. Ma, non appena l’ho fatto, mi sono messa a ridere. Esiste davvero una differenza tra “imperfetta“ e “normale“? Io sono una mamma come tutte le altre e, come tutte le altre, combatto con i miei limiti per garantire il meglio ai miei figli. Tutte cerchiamo di raggiungere la perfezione, ma questa esiste solo sui social, non tra le mura domestiche, dove torniamo sempre ad essere “normalmente imperfette”. 


E allora mi sono chiesta quale potesse essere l’aggettivo che più mi qualifica come mamma social e che più mi rende fiera dei messaggi che, nel mio piccolo, sto cercando di trasmettere.

La risposta mi è stata subito ben chiara: io sono “onesta“, e ne vado molto fiera. 


Esaurita. Quello che sono stata e che non voglio più essere.

Imperfetta. Quello che sono io, ma che in realtà siamo tutte, che decidiamo di ammetterlo o meno. 


Onesta. Quello che voglio essere io con voi, con il mondo, con me stessa.

Beatrice. Doppia vita. Manager stimata e irreprensibile nella prima, madre di tre figli esaurita e inadeguata nella seconda. Questo blog cerca di mettere d’accordo le due anime portando alla luce storie di amore e disagio, comuni a migliaia di altre donne che ogni giorno cercano di sopravvivere tra casa, figli e lavoro senza perdere il lume della ragione.

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