Mia nonna diceva che essere buoni genitori significa dare con una mano e togliere con l’altra.
Mi sono sempre chiesta che cosa intendesse e ho sempre (superficialmente) pensato che fare il genitore non fosse così difficile.
Adesso che sono mamma pure io e mi ritrovo ad attraversare il periodo più difficile della mia vita, posso cospargermi la testa di cenere e ammettere di essermi sbagliata di brutto.
Perché la maternità, e più in generale la genitorialità, è questo: una continua e faticosissima ricerca di compromesso ed equilibrio.
Un compromesso troppo spesso irraggiungibile e dall’odore di fallimento.
Poi li guardo.
Nonostante i mesi e mesi di notti insonni;
Nonostante le tonnellate di cacca, pipì, vomito, rigurgito e bava;
Nonostante le pile chilometriche di vestiti da lavare, stirare e mettere a posto;
Nonostante i trilioni di “no” quotidianamente subiti;
Nonostante la casa trasformata in discarica;
Nonostante il perenne senso di inadeguatezza;
Nonostante la fatica.
Li guardo e il cuore si scalda.
Guardo il loro sorriso luminoso, contemplo la loro gioia di vivere e capisco che forse, tutto sommato, non sto facendo un brutto lavoro.
Forse, nella mia totale imperfezione, sono una buona mamma pure io.
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