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Lavorare o accudire i figli?

Nonostante in Italia oggi esistano leggi che prevedono la parità di genere, molte donne sono tutt'oggi costrette a scegliere tra vita professionale e vita familiare.


Se sei una lavoratrice dipendente e non hai perso il lavoro quando sei rimasta incinta, ti spetta un congedo obbligatorio di maternità di 5 mesi, quindi puoi o lavorare fino a che non rischi di partorire in ufficio e poi hai 5 mesi a disposizione, oppure quando il bimbo ha 3/4 mesi ed è ben lontano dall'essere svezzato o minimamente autonomo dalla madre, devi rientrare a lavoro.

Se sei fortunata e puoi permettertelo, puoi rimanere qualche mese in più ad occuparti di tuo figlio con stipendio ridotto al 30%. 

Se non puoi permettertelo e comunque devi/vuoi rientrare a lavoro e non hai la fortuna di avere i nonni che possano crescere i tuoi figli al posto tuo, allora devi comunque poterti permettere o un asilo nido o una baby sitter. 

La retta media mensile di un asilo nido comunale, in Italia, ammonta a 311 euro. Gli asili nido, però, non  sono solo un lusso che non tutti possono permettersi (nonostante il bonus nido), ma sono anche un privilegio raro (come direbbe De André) che pochi riescono ad aggiudicarsi. In Italia, infatti, gli asili nido esistenti coprono circa il 20% della domanda nazionale.

Il tutto nell'unico Paese europeo in cui il salario medio di un lavoratore, invece di aumentare, dal 1990 al 2020 è sceso del 2,9%.

Potrebbe pensarci il papà? Il congedo di paternità in Italia è una conquista recentissima. Ma mentre noi siamo qui a festeggiare l'aumento a 10 giorni di congedo retribuito sancito nel 2021, l'Italia rimane anche su questo fanalino di coda.


Già prima dell'arrivo del covid-19 il tasso di occupazione femminile nella fascia 25-34 anni era basso, ma la pandemia ci ha dato la mazzata finale: le ultime statistiche ci dicono che nel 2022 in Italia lavora una donna su due.

E allora tutti che gridano allo scandalo, all'orrore, ma niente cambia. 

Sì perché sapete qual è la grande arma a disposizione delle mamme dipendenti? Licenziarsi.

Sì, avete capito bene: l’Italia è il paese in cui, se sei una neomamma lavoratrice dipendente, puoi ottenere l'indennità di disoccupazione Naspi presentando le dimissioni entro il compimento del primo anno di vita del figlio.

In parole povere, non ti offrono alcun supporto concreto per consentirti di tornare a lavorare, ma ti pagano per restare a casa ad accudire tuo figlio.


È l'ora di superare il retaggio di una mentalità patriarcale e arcaica, che troppo spesso continua a vedere le donne “solo” come mogli e madri. 

È tempo di ripensare la genitorialità in termini attuali e affini alle nuove sfide sociali, che vogliono entrambi i genitori coinvolti nella cura del figlio sin dai primi giorni di vita. 

È giunto il momento di aiutare le donne a superare tutte le difficoltà con le quali sono costrette a scontrarsi nel momento in cui vogliono sia lavorare che essere madri. 


Vogliamo deciderci a fare questo passo avanti e uscire dal Medioevo, di grazia?

Beatrice. Doppia vita. Manager stimata e irreprensibile nella prima, madre di tre figli esaurita e inadeguata nella seconda. Questo blog cerca di mettere d’accordo le due anime portando alla luce storie di amore e disagio, comuni a migliaia di altre donne che ogni giorno cercano di sopravvivere tra casa, figli e lavoro senza perdere il lume della ragione.

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