Avete mai sentito parlare della sindrome di Wonder Woman?
È quell’immagine che abbiamo creato noi stesse della superdonna che gestisce ogni cosa alla perfezione, a casa e al lavoro.
Quello che troppo spesso ci sfugge è che Wonder Woman non solo non esiste, ma genera questo falso mito che ci induce a fare continui paragoni e ad autoflagellarci.
Io di Gal Gadot invidio tutto, dallo stacco di coscia alle labbra carnose, fino al potere di piegare ai suoi piedi qualsiasi omuncolo arrogante. In realtà, però, ho giusto il suo stesso colore di capelli.
Nessuna di noi, nel mondo reale, può pensare di riuscire a fare tutto in maniera impeccabile.
Quello che invece possiamo fare è cercare un compromesso, in due modi: accettando che non tutto sia perfetto come vorremmo e facendoci aiutare quando possiamo.
Lo so, anche delegare e chiedere aiuto non è facile. Implica rinunciare all’accentramento di potere, implica mettere da parte l’orgoglio e piegare la testa, implica accettare che le cose vengano fatte in modo diverso da come le faremmo noi, implica doversi a volte sentir rinfacciare i favori ricevuti.
Lo so, fatta eccezione per il prezioso aiuto dei nonni, anche io spesso ci casco e dico “vabbè, faccio da sola e vivo meglio”. Ma poi vivo meglio davvero? Non direi.
Se a fine giornata sono stanca morta e irascibile, non sono riuscita a dedicare dieci minuti di tempo esclusivo ai miei figli e non sono riuscita manco a guardare mio marito negli occhi, allora forse il compromesso non era così male.
Forse, se non c’è altro modo di alleggerirci, conviene semplicemente accettare il compromesso, accettare l’imperfezione, accettare l’aiuto e farsi scivolare addosso le eventuali implicazioni meno piacevoli.
La vita è breve ed è perfetta nella sua imperfezione, prima lo accettiamo e prima impareremo a goderci la nostra esistenza da supereroine della normalità.
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